Il piccolo borgo di Dolceacqua in Liguria offre numerosi attrattive al visitatore. Tra le più note è il Castello dei Doria di cui si narra per le frequenti apparizioni del fantasma di Lucrezia. Storia o leggenda, la vicenda di Lucrezia e del Marchese Doria- che porta alla abolizione dello Jus primae noctis e fa nascere la festa della michetta (dolce tipico di Dolceacqua che per forma e nome è una chiara allusione alla donna)- è ancora molto viva.
Il Borgo
La parte vecchia del paese è caratterizzata dai “caruggi” ( intrico di strade con alcuni passaggi talmente stretti dove, a volte, passa a stento una persona sito generalmente nel centro storico dei paesi liguri ) ed è piena di botteghe, artisti e cantine. Sulla via che porta alla chiesa di Sant’Antonio Abate c’è da visitare sicuramente il Visionarium e il palazzo Luigina Garoscio.
Il VISIONARIUM 3D di Dolceacqua è la sala per proiezioni in 3D di documentari d’interesse naturalistico che uniscono fotografia, musica e poesia. I Documentari sono realizzati artigianalmente e sono quindi produzioni di qualità con contenuti artistici e culturali. Il Palazzo Luigina Garoscio ospita la Pinacoteca grazie alla donazione del pittore del borgo ligure Giovanni Morscio di parte della sua produzione pittorica e di una importante quota della sua collezione di dipinti ed acquerelli di pittori figurativi francesi ed italiani a lui contemporanei. Il pittore aveva, infatti, la consuetudine di scambiare opere con artisti contemporanei. Il Comune a partire dagli anni Ottanta del ’900 amplia l’offerta espositiva con lavori di autori locali come Marcello Cammi e ‘Barbadirame’ (Mario Raimondo). Una curiosità: lungo via Barberis Colomba è possibile visitare l’oratorio di San Sebastiano, sede della confraternita dei “Bastianin” ed una casa che ospitò le “origini” dell’Inno di Mameli.
Il Castello di Dolceacqua e la storia dei ghibellini Doria.
Oberto Doria nel 1270 acquista il feudo e il suo maniero. Oberto è stato il fondatore della celebre dinastia doriesca che dominerà Genova e la sua Repubblica. Il castello nel XIV secolo fu al centro di aspre lotte tra le fazioni dei guelfi e ghibellini . Il re Roberto d’Angiò, conte di Provenza era di parte guelfa, la famiglia Doria esponente ghibellina, furono le motivazioni di due assedi nel 1319 e nel 1329che videro i Doria costretti a sottomettersi al volere del Re. Originariamente il Castello era composto da un Torre circolare ma nel XVI Secolo Stefano Doria lo amplia facendo costruire un bastione speronato con due torri quadrate identiche.
Il borgo di Dolceacqua è noto per la produzione del Rossese di Dolceacqua, un vino rosso rubino dal sapore morbido, aromatico e dolce di bassa gradazione , 12,5 gradi, che proviene da un vitigno unico. La produzione è limitata a poche bottiglie ed è la prima D.O.C. in Liguria. Altra curiosità, il dolce tipico del paese ha origine dalla leggenda del fantasma che compare nel Castello dei Doria.
Dal 2008 la Michetta è protetta dalla Denominazione Comunale di Origine (DECO), per la tutela delle qualità produttive e organolettiche di questo antico dolce, patrimonio economico e culturale di Dolceacqua. Una variazione della Michetta è la Crocetta di forma diversa e che aggiunge un ingrediente in più: il burro.
Lucrezia e la michetta di Dolceacqua
Nel 1300, il Marchese Imperiale Doria governa Dolceacqua introducendo lo “Jus Primae Noctis” che concede al Marchese o al Barone il diritto di giacere con tutte le novelle spose la prima notte di nozze. Il Marchese era interessato a Lucrezia, una bella ragazza di diciannove anni che era fidanzata, con Basso, un ragazzo di Dolceacqua, I due innamorati per sfuggire allo Jus Primae Noctis si sposarono in segreto. Scoperti dal Marchese , durante i festeggiamenti, le sue guardie del Marchese rapirono Lucrezia e la portarono nel Castello dei Doria. La donna rifiuto di concedersi e tentò di buttarsi dalla finestra dall’ultimo piano della torre rotonda del Castello.
Nonostante fosse stata rinchiusa nelle segrete del Castello, Lucrezia non si piegò alla volontà del Doria e si lasciò morire di fame e di sete. Tutto il paese capeggiato dal marito Basso, meditò vendetta. Con uno stratagemma il marito, nascostosi in un fascio di fieno, caricato sulla schiena di un mulo a notte fonda riuscì a raggiungere le scuderie del Marchese e con la complicità di una guardia raggiunse la stanza del Marchese. Minacciato dal pugnale puntato alla gola, il Marchese Doria fu costretto ad abolire lo “Jus Primae Noctis”. Il documento in latino venne tradotto in dialetto dai canonici di San Giorgio e affisso all’albo pretorio. Era la notte del 14 Agosto.
La nascita della leggenda
Il giorno seguente, il paese -affranto per la morte della bella Lucrezia il cui fantasma si dice aleggi ancora tra i muri dell’antico Castello– era anche euforico per la grande conquista di libertà. Le donne del paese crearono un dolce a ricordo degli avvenimento in memoria di Lucrezia. Prepararono così un impasto fatto con la farina, uova, zucchero ed olio in varie forme poi scelsero quella che rappresentata una allusione al sesso femminile esclamando << Sachì le che che ghe va (questa è quella che ci vuole), la chiameremo “michetta”>>.
Preparati i dolci scesero in piazza gridando :<< Omi, au, a michetta a damu a chi vuremu nui (uomini, adesso la michetta la diamo a chi vogliamo noi)>>. Il 16 di agosto è ancora oggi il giorno della Festa della Michetta, dopo 700 anni Lucrezia è ancora una eroina capace di sacrificarsi per liberare tutte le donne del paese dalla violenza. La Festa della Michetta si svolge ancora con la banda musicale e il vino Rossese di Dolceacqua tra i caruggi.
Lucrezia e Dampyr, il fumetto di Sergio Bonelli editori
In occasione della quinta edizione del Festival Internazionale del Folklore e Cultura Horror “Autunnonero”, organizzato, nel 2010 dall’Associazione Culturale Autunnonero con la direzione artistica di Andrea Scibilia, tra “Autunnonero” e Sergio Bonelli Editore, emerse l’idea di realizzare un albo speciale della collana a fumetti “Dampyr” da regalare in omaggio con il biglietto della manifestazione. Nacque così “Lucrezia”, una storia ambientata nel borgo dei Doria, scritta da Andrea Scibilia con i disegni di Michele Cropera e la copertina di Alessandro Scibilia, che intreccia una famosa leggenda locale con il misterioso caso di una bambina dei giorni nostri su cui Harlan Draka, il protagonista di “Dampyr” è chiamato a indagare.